Profughi dal Kosovo

Kukes, la salvezza



Kukes è un brutto paese in mezzo a bellissime montagne, tra Albania e Kosovo, in fondo ad una strada tutta buche, fango e tornanti,

Vista di Kukes

orlata di precipizi e di acqua scrosciante dai pendii. Da Durazzo sono duecentotrenta chilometri che un convoglio percorre percorre in quattordici ore. Il confine di Morinë, da dove arrivano sconvolti e con gli occhi colmi di terrore i rifugiati che riescono a scampare alla violenza delle soldataglie, è a soli nove chilometri in linea d’aria dal paese.

La conca di Kukes è una sacca che Milosevich sfrutta strategicamente per inondare questo angolo di Albania di profughi e mettere alle corde il sistema umanitario ed intralciare i movimenti delle eventuali truppe di terra della NATO.

E' qui che la Protezione Civile ANA ha allestito due campi, "Kukes Uno" e "Kukes Due". Il primo campo si trova nell’area della vecchia miniera di rame, dominato dall’altissima ciminiera che incombe sulla piana, allo sbocco della gola da cui arrivano i profughi. Sono circa quattrocento tende che la prima colonna di intervento ha montato a tempo di record, dal niente e nel nulla, per dare rifugio agli scampati del Kosovo. Il secondo è più indietro, sulla collina che domina la piana all’uscita del paese, là dove si distingue il bianco delle tende già montate dai greci.


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PROFUGHI DAL KOSOVO
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