"Exils"
La "Primavera di Praga" e il disastro ambientale del Triangolo nero nella mostra di Josef Koudelka





di Maurizio Berlincioni

Alinari ha dedicato una bella mostra a Josef Koudelka, uno dei personaggi più importanti e rappresentativi della fotografia mondiale contemporanea. Sono esposti segmenti tra i più significativi del suo lavoro, dalle immagini della primavera di Praga alle stupende foto degli zingari, con una sezione speciale dedicata alle foto panoramiche, specialmente quelle sulla devastazione ambientale del "Triangolo nero", la zona industriale dei Monti Metalliferi al confine tra Boemia, Germania e Polonia.


Membro dell'agenzia Magnum tra i più straordinari e sensibili, viaggiatore instancabile, osservatore acuto e metodico della complessità del vivere, Koudelka è un uomo assai diverso dallo stereotipo che ci viene proposto da giornalisti frettolosi e amanti dello scoop che lo presentano come "un esiliato ceco sulla via della leggenda" e parlano sempre di zaini e sacchi a pelo, scarponi terrosi ed apparecchi di piccolo formato, alimentando così un mito parziale e decisamente riduttivo.

Francia


Curioso e affascinante, in un italiano incerto, più vicino al francese e allo spagnolo (ma in fondo in fondo io non credo che Koudelka si sia mai preso la briga di approfondire più di tanto una qualsiasi delle mille lingue che conosce), nel presentare il suo lavoro il giorno della conferenza stampa risponde infastidito a chi gli chiede un pò ingenuamente "se lui fotografa per se o per mostrare agli altri ciò che lo interessa". Rifiuta con decisione l'etichetta dell'uomo che ricerca a tutti i costi il dolore e la tragedia, anche se al fondo di tutte le sue immagini si avverte prepotente la presenza della morte e del distacco.

Viaggiatore solitario, è divenuto l'uomo dei luoghi precari, delle destinazioni incerte e del silenzio. Partenze ed arrivi senza ragioni apparenti, soste prolungate là "dove lo porta il caso", e poi un'attività frenetica di ripresa, accumulo di immagini che per molto tempo non vengono neppure stampate, come se avesse paura di arrivare al giorno in cui non gli sarà più possibile fotografare; si avverte nel suo lavoro un senso costante di urgenza nella necessità di registrare.

Irlanda

Nelle sue immagini, spesso surreali, il tempo, il luogo e lo spazio sono come sospesi e irriconoscibili, le persone che ama e che fotografa ripetono quasi sempre gesti ancestrali, gesti che vengono da lontano, gesti che sono ridotti all'essenziale.
Malgrado il fascino che la morte e il dolore esercitano su di lui, Koudelka non è una persona triste anzi, è un uomo capace di grandi entusiasmi ed esplosioni di gioia incontrollata.

Nella sua ricercata solitudine egli si guarda attorno con partecipe malinconia e poco importa si tratti di immagini scattate in Italia o Portogallo, Spagna o Irlanda: Koudelka segue comunque un suo filo invisibile che gli permette di essere presente e testimone nel profondo sulla scena del teatro universale della vicenda umana, muovendosi con delicatezza e rispetto in un mondo ormai regolato da una violenza costante nei confronti dei più deboli, siano essi uomini, animali o ambienti, in qualche modo declassati, "esiliati" dal contesto abituale e quindi considerati "diversi".

"Exils" - Firenze, Museo di Storia della fotografia Fratelli Alinari
Palazzo Rucellai, Via della Vigna Nuova 16r
fino al 1 Febbraio 1998
catalogo della mostra Lit. 90.000



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