Profughi dal Kosovo

Le testimonianze dei volontari




"Ci siamo sempre mossi dentro il territorio italiano mentre questa volta, intervenendo come volontari in Albania abbiamo una serie di problemi in più, primo tra tutti la lingua ma la cosa che mi ha colpito maggiormente è la massa di persone che hanno bisogno del nostro aiuto, una cosa che non mi aspettavo assolutamente. Non potendo comunicare col la loro lingua siamo costretti a intuire i loro bisogni. Ci sono pidocchi e scabbia servono shampo e sapone. Ho visto una famiglia dormire dentro una tenda piena di fango a causa della pioggia degli ultimi giorni".
Guido, 56 anni, infermiere volontario dell'ANA

"Mi ha colpito il legame con gli anziani che si notava nelle famiglie.Un rapporto che noi abbiamo perduto. Anche coloro che non sono parenti proteggono gli anziani del gruppo".
Lina, infermiera

"Sono voluto andare in Albania dopo aver visto la tragedia del popolo kosovaro in televisione e sui giornali. Non mi aspettavo una tragedia di così vaste proporzioni. Vedere i fatti da vicino è un'altra cosa che vederli in televisione, so che quello che stiamo facendo con la costruzione di un campo profughi è una goccia in un oceano ma per me è importante vedere che i bambini che sono arrivati nel campo, dopo qualche giorno, erano sorridenti e ricominciavano a giocare. Anche fare un sorriso o regalargli un po' di cioccolata e farli sorridere è importante davanti a una tragedia come quella che sta vivendo il popolo kosovaro".
Alessandro, 26 anni, volontario dell'ANA

"Sono colpita dal contorno dal darsi da fare: riuscire ad allestire un ambulatorio d'emergenza in dieci minuti, completo di luce elettrica e la possibilità di scaldare l'acqua. Il lavorare insieme in modo che con poco si riesca a far rivivere una persona. Abbiamo curato oltre 50 bambini al di sotto dei due anni".
Anna, infermiera

"La maggior parte dei rifugiati era colpita da disidratazione e dal freddo. Erano tutti in viaggio da 3, 4 giorni e avevano percorso 150 km a piedi. I loro piedi erano martoriati in modo orribile"
Gianni, soccorritore

"Abbiamo lavorato anche 36 ore di seguito, eravamo tutti molto stanchi quando si è avvicinata una bambina con un mazzo di fiori e ci ha dato un bacio. Ci siamo commossi tutti. E' questa la più grande soddisfazione"
Francesco, volontario AVIS

"Nel nostro campo profughi abbiamo avuto il piacere di veder nascere il primo bambino, Italo Fabio, un evento che speriamo prometta la fine di tanta sofferenza"
Giovanni, volontario AVIS di Perfugas

"S
ono colpito dalla tragedia umana dei kosovari e dall'arretratezza della popolazione albanese. I profughi del Kosovo hanno la capacità di un popolo intero che vuole sopravvivere e hanno bisogno di tutto. Pensavo che il cibo fosse la prima esigenza ma mi sono accorto che sono senza scarpe e vestiti e i bambini hanno tutti la bronchite".
Enrico, 60 anni, volontario dell'ANA

"Nei campi profughi ci sono solo donne bambini e anziani e qualche ragazzo tra i 15/16 anni. Molte famiglie sono divise, gli uomini pare vengano uccisi dai serbi. La nostra più grande soddisfazione è stata quella di riuscire a fare unire 11 bambini alle loro famiglie"
Luciano, coordinatore gruppo volontari sardi

"Quando in infermeria abbiamo distribuito gli assorbenti alle donne del campo nei loro occhi c'era gioia commozione, alcune si sono messe a piangere dalla gioia altre ci accarezzavano e ci baciavano...Devo ancora digerire bene questa esperienza. I profughi non chiedevano mai, accettavano solo l'aiuto che gli davamo e ciò che offrivamo loro. Mi chiedo se noi riusciremmo a sopravvivere senza acqua né cibo, al freddo e con la fatica, come loro. Ma il bello era vedere che dopo due giorni al campo erano tutti come rinati"
Sabina, infermiera


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