N° 48
L'acqua nel parto
Esaurito

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Indice:

EDITORIALE
di Verena Schmid

COSÌ VICINE, COSÌ LONTANE
di Paola Frisoli

AGENDA
a cura di Amina Contin

ATTUALITÀ
di Verena Schmid

DIALOGHI CON I LETTORI
a cura della Redazione

IL PERSONAGGIO
di Paola Maria Lussoglio

IL PARTO NELL’ARTE
di Walter Pazzaia

RECENSIONE
di Verena Schmid

IL PARTO EXTRAOSPEDALIERO
a cura della Redazione

INVITO ALLA LETTURA
di Paola Maria Lussoglio

TRAVAGLIO E PARTO IN ACQUA
di Alessandra Cellana

LA CULLA ANCESTRALE
di Clara Scropetta

RITORNARE ALL’ACQUA
di Anna Ceccherini

LA VASCA E LA VASCA
di Stephanie Bianco

L’OSTETRICA E...
di Caroline Flint

LA SCOPERTA DELL’ACQUA CALDA
di Verena Schmid

NASCERE IN ACQUA
di Gherardo Rapisardi

L’OSSERVAZIONE ELEMENTALE
di Gabriella Fois

1550 PARTI IN ACQUA A VIPITENO
di Dott. Albin Thöni

EDITORIALE del n. 47
MARZO 2005

IL RICHIAMO DELL’ACQUA

La vasca è diventata uno status symbol della nuova ostetricia.
Entra soprattutto nei piccoli ospedali che hanno bisogno di aumentare l’utenza per poter rimanere attivi. Quindi si suppone che attiri le donne e che venga incontro a un loro desiderio.
Ma le donne che scelgono l’ospedale con la vasca, vogliono solo la vasca? Oppure cercano un’assistenza più fisiologica, più personalizzata, un ambiente più intimo?
Se si osservano i risultati ostetrici dei centri con la vasca, si constata con facilità che l’assistenza non ha cambiato modalità, attraverso il numero di tagli cesarei che nella maggioranza dei casi supera comunque il 20/25% (nel caso di un ospedale con vasca vicino a Napoli raggiunge il 45%), tassi alti, considerando che sono in genere ospedali di 1° livello, e si constata che spesso, insieme alla vasca nell’ospedale entra anche l’epidurale.
Inoltre, non sempre la presenza della vasca dà la possibilità effettiva alle donne di partorire in acqua. A volte è posta là solo come specchio per le allodole.
L’acqua poi non è una dimensione per il parto che culturalmente ci appartiene.
Nella storia ci sono esempi di parti acquatici, ma appartengono a popoli diversi.
Non credo che nessuna delle nostre nonne abbia partorito in acqua, oppure l’abbia sfiorata anche solo l’idea.
Nella nostra cultura l’acqua nel parto si è imposta nell’era della tecnologia della nascita. Carkovskij, a cui appartiene il primato europeo, l’ha scoperta e usata per una situazione di sofferenza e di emergenza per la sua figlia prematura, ispirandosi
alla dimensione amniotica.
E penso che sia proprio questa dimensione che abbia rotto le barriere della razionalità dell’assistenza ostetrica. La dimensione amniotica ispira protezione, distensione, gratificazione, piacere, leggerezza, regressione, istinto, avvolgimento, irraggiungibilità, cioè offre tutte quelle condizioni in cui una donna partoriente si può ritirare e sentire al sicuro. Quella dimensione che è andata perduta nelle asettiche sala parto.
Dalla parte delle donne il richiamo è chiaro e forte. E’ il richiamo della natura, dell’istinto di riproduzione, del mantenimento della specie che sfonda le barriere culturali create con il nostro cervello sinistro.
E dalla parte degli operatori? Cosa significa mettere una vasca in sala parto? Essere a contatto con l’acqua?
Attrazione e insicurezza, difficoltà per il ruolo meno centrale, paure per la perdita di controllo portano a tante modalità di compromesso nell’assistenza.
O viceversa, fiducia nel processo fisiologico, fascino dell’elemento portano a una maggiore gratificazione professionale, nel lasciare alla donna il protagonismo della sua esperienza.
La vasca diventa quindi uno spartiacque tra un’ostetricia attiva, operante e un’ostetricia passiva, aspettante. Protocolli rigidi per l’accesso all’acqua e medicalizzazione mantengono l’ago della bilancia sull’ostetricia attiva.
Ma intanto l’acqua è entrata. Elemento femminile, emozionale, sessuale saprà scavarsi le sue pozze e ripulire i fondi, lentamente, con costanza, nel tempo.
Per parlare della ricchezza di questo elemento in tutte le sue sfaccettature, pubblichiamo in questo numero la tesi di laurea sul tema di Alessandra Cellana, che ha saputo affrontare la tematica sia dal punto di vista razionale, scientifico che simbolico, empirico. La completiamo con i dati di una delle esperienze più significative in Italia sul parto in acqua: quella di Vipiteno.
Buona immersione!

Verena Schmid

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