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"Il Convegno sul Clima dell'Aja - Novembre 2000"
Gli interminabili negoziati.
Scontro USA - Unione Europea
I paesi in via di sviluppo accusano l'Occidente dell'inquinamento del pianeta

di Paolo Scopacasa

I punti critici da definire erano le regole relative ai 'sinks', cioè in che misura consentire di scalare dalle quote di riduzione l'anidride carbonica assorbita da alberi e terreni agricoli; le regole per i cosiddetti meccanismi di flessibilità -- CDM, Joint Implementation, Emissions Trading -- che consentirebbero ai paesi industrializzati di spendere meno per rispettare i propri obiettivi, investendo in progetti in altri paesi invece che a casa propria; e infine le modalità per la verifica del rispetto del Protocollo e le eventuali sanzioni per gli inadempienti. In realtà, la situazione di partenza non era certo incoraggiante.

A Kyoto, infatti, pur prevedendo un obiettivo di riduzione modesto (5% contro i tagli del 60-70% consigliati dall'IPCC) erano stati inseriti nel Protocollo tutti questi elementi di "flessibilità" che possono facilmente trasformarsi in scappatoie, consentendo ai paesi industrializzati di eludere l'impegno a ridurre le emissioni dei gas serra prevalentemente attraverso interventi interni, cioè incidendo sulla propria economia e sul proprio stile di vita.

Gli interminabili negoziati

Così all'Aja gli USA, rappresentati da Frank Loy, hanno esordito sostenendo che se si conta l'anidride carbonica assorbita dalle foreste presenti sul loro territorio il loro obiettivo di riduzione del 7% è già conseguito per metà; hanno puntato inoltre alla massima libertà nell'applicazione dei meccanismi finanziari di scambio delle emissioni, sostenuti anche da Giappone e Canada.


L'UE, rappresentata da Dominque Voynet (ministero dell'ambiente francese) ha accusato

Uno dei momenti della protesta contro il convegno - foto di Paolo Scopacasa
gli USA di puntare a raggiungere la riduzione del 7% soltanto con stratagemmi e investimenti all'estero, senza ridurre minimamente le proprie emissioni, pur contribuendo per il 25% alle emissioni totali, con il 4% della popolazione mondiale.

UE e USA si sono scontrati anche sulla questione dell'applicazione e delle sanzioni: l'UE era a favore delle sanzioni finanziarie per i paesi che non rispettano gli impegni presi, gli USA proponevano che a tali paesi fosse imposto di raggiungere in un periodo successivo gli obiettivi mancati, maggiorati di una sorta di interesse.

Altre questioni controverse erano l'ammissibilità dei progetti basati sull'energia nucleare, sull'uso del carbone e sulla gestione delle foreste nell'ambito del CDM (gli investimenti per lo sviluppo pulito dei paesi più poveri) e l'avvio del mercato delle emissioni, data l'incertezza sui sistemi di conteggio e di controllo e su eventuali limitazioni o tassazioni degli scambi.

I paesi dell'OPEC hanno chiesto misure per ridurre o scongiurare le perdite che subirebbero a seguito dell'attuazione del Protocollo di Kyoto.

I paesi in via di sviluppo (detti anche G77 + Cina), rappresentati dal ministro dell'ambiente nigeriano Daura, hanno sottolineato che i paesi industrializzati sono gli unici responsabili dei cambiamenti climatici e spetta a loro porvi rimedio, mentre i paesi in via di sviluppo saranno i più colpiti dalle conseguenze, come l'innalzamento del livello del mare e le alluvioni che già minacciano molte isole e zone costiere densamente popolate, ma non hanno le risorse economiche necessarie per far fronte alle emergenze. Daura ha ribadito diverse volte che il denaro necessario deve essere fornito dai paesi industrializzati, chiedendo fondi aggiuntivi oltre agli aiuti allo sviluppo e ai meccanismi di flessibilità, definendo insufficiente l'offerta di un 1 miliardo di dollari.

Nonostante la proposta di mediazione presentata la penultima sera dal presidente del COP6, il ministro olandese Jan Pronk -- proposta criticata da più parti e soprattutto dalle organizzazioni ambientaliste perché ritenuta troppo favorevole agli USA -- non è stato raggiunto un accordo. Così i negoziati sono stati rinviati a un momento successivo, all'inizio del 2001 oppure al COP7, che si terrà a fine ottobre a Marrakesh.

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